E. Nesi, La mia ombra è tua

“Io non so cosa voglia dire andare avanti, e ti dirò che, anzi, mi ha sempre fatto incazzare come una bestia, questa cosa dell’andare avanti… Come si fa ad andare avanti quando tutto ciò che vuoi, tutto ciò per cui vivi, e persino quello che sei, cazzo, è rimasto indietro, eh? Avanti dove, sarei dovuto andare? E verso cosa, se di fronte a me non c’era nulla?”

Se i precedenti romanzi, ambientati negli anni ’70, mi erano piaciuti molto perché parlavano -come quegli anni- un linguaggio di ottimismo e spensieratezza e i personaggi apparivano proiettati verso il futuro, questo libro, ambientato ai giorni nostri, ha invece come protagonista assoluta la nostalgia. Il carattere principale, scrittore in crisi di “ispirazione”, vive come congelato nel ricordo del proprio passato glorioso, della giovinezza e del successo raggiunto negli anni novanta con il suo romanzo “I lupi dentro”, di incredibile successo.

Inutile dirlo, questo libro è una perfetta rappresentazione del nostro tempo triste proprio perché senza più speranza ma con tanti rimpianti per il passato che non ritorna, per “la tradizione”, per le cose “fatte come una volta” etc. Uno dei personaggi esplicita questa filosofia quando spiega che “Il vecchio è meglio del nuovo! Mille volte meglio! Il nuovo fallisce, ci delude tutti i giorni. Il nuovo fa cagare, amici miei…” Questo pessimismo -che vede nel passato la terra promessa non più raggiungibile- ha contagiato perfino le nuove generazioni che quel passato non lo hanno conosciuto. Il protagonista “Zapata”, nato a cavallo del 2000, è un giovane vecchio che di sé dice: “Mio padre mi aveva sempre detto di seguire i miei sogni ed io, che di sogni non ne avevo, uscito dalle medie avevo fatto la scuola che avrebbe scelto lui…”.

J. London, Martin Eden

“Per tutta la vita, fino ad allora, non aveva mai avuto coscienza di essere grazioso o goffo. Non aveva mai pensato a se stesso in questi termini”

Martin Eden è un ragazzo povero, che ha fatto mille faticosi mestieri. Conosce per caso ed inizia frequentare una famiglia borghese e si innamora di Ruth, giovane studentessa di lettere. Per Ruth decide di migliorarsi e, fra mille difficoltà, studia, legge, frequenta le biblioteche etc.. Con il tempo anche Ruth si innamora di Martin ed i due passano lunghi pomeriggi a discutere di letteratura e filosofia. Martin però è mal visto dalla famiglia della ragazza perchè è povero. Ruth stessa lo esorta a “farsi una posizione”. Quando, finalmente, dopo molte delusioni il successo inizia ad arridergli ed i suoi scritti vengono richiesti e pubblicati da tutte le riviste e case editrici, Martin non è più in grado di apprezzarlo. Quelli che ora sono i suoi simili, i buoni borghesi, lo disgustano, quelli che una volta erano i suoi simili, i poveri operai, non hanno più nulla in comune con lui. Si sente estraneo a tutto e tutti.

Sulla mia copia di Martin Eden c’è la data, 1979. Avevo dieci anni quando ho provato a leggere questo libro e ricordo che lo avevo trovato noioso e non lo avevo finito. In effetti ero troppo giovane. Ho riprovato dopo quarant’anni con più fortuna. Alcune parti continuo a trovarle un pò ostiche ma nel complesso mi è piaciuto molto. E’ un romanzo in realtà molto amaro, una tragica presa di coscienza. Martin insegue ostinatamente un percorso di crescita che però lo porta ad essere altro da sè, sradicato dalla sua vita passata ma estraneo al nuovo mondo in cui ha desiderato ostinatamente introdursi e che, visto da vicino, disvela tutte le sue ipocrisie e piccolezze. L’unico personaggio felice sembra essere Joe l’amico e capo di Martin che fugge con il treno per fare il barbone. La sua totale assenza di ambizioni o voglia di migliorarsi (l’opposto esatto di Martin) gli consente di accontentarsi ed essere soddisfatto.

D. Benioff, La città dei ladri

Questo romanzo è stato fatto leggere a mia figlia dal suo professore di italiano durante le vacanze. Le è piaciuto talmente tanto che ha voluto che lo leggessimo anche noi per poterne parlare.

E’ la storia di un’amicizia fra due ragazzi, in tempo di guerra. Il romanzo infatti è ambientato durante l’assedio di Stalingrado.

Come diceva mai nonna quando andava al cinema: “Mi sono divertita tanto. Ho pianto tutto il tempo…”.

Niente anticipazioni ma, sappiatelo!

E’ un bel libro, un romanzo, come si dice, di formazione. Molto adatto per un’adolescente. Sulla chat della classe qualche genitrice si è lamentata perché lo ha trovato “pesante”. Mi sono astenuta dal rispondere o fare polemiche ma se con pesante intendono noioso beh, non sono d’accordo. Tra l’altro è una storia vera (pare) e, come nota di colore, l’autore è uno degli sceneggiatori del “Trono di spade”, ma il genere è ovviamente completamente diverso.

 

J-C. Izzo, Casino Totale

Ho letto questo libro sull’onda della recensione entusiasta di un’amica reduce da una breve vacanza a Marsiglia (con annessa lettura in tema…..ottimo abbinamento!).

Il libro mi è piaciuto anche se non condivido del tutto l’entusiasmo. Forse sono io che non amo i “gialli” ma ho trovato la trama molto caotica (incasinata???) anche se l’ambientazione è suggestiva. I colori ed i sapori della Francia del Sud ci sono tutti ma non bastano da soli!

Ci sono due sequel (è una trilogia). Non oso affrontarli, per il momento (e poi nella mia biblioteca non li hanno).

 

G. Simenon, Gli intrusi

Allora, senza perdersi d’animo, decise di infilarsi nel vicolo ed entrò in casa sua dalla porta di servizio che trovò aperta, come sempre. Il che gli diede un pò l’illusione di far parte anche lui della banda.”

Il vecchio avvocato Laursat, appartenente ad una antica famiglia ora in declino, vive dalla morte della moglie recluso in casa propria, in volontario esilio dal mondo, fino a quando scopre che la figlia, in quella stessa casa e senza che lui se ne accorga, conduce una intensa vita sociale notturna con molti segreti. Incredulo ma anche fiero che la figlia, in fondo, non sia come lui, si ritroverà, dopo molti anni di inattività, nuovamente in Tribunale a difendere un giovane accusato di omiciio che altri non è che l’amante della ragazza.

Buon vecchio Simenon, sei sempre una garanzia! Le vacanze sono un bel momento e non vedo di solito l’ora di partire, ma ho anche sempre paura di portarmi dietro il libro sbagliato. Niente come un brutto romanzo (o, peggio, non avere niente da leggere) può rovinarmi il soggiorno. Quindi, a scanso di equivoci, oltre al “pezzo forte” (quest’anno era la saga dei Cazalet), mi porto sempre qualche Simenon di scorta. Ripeto, se apprezzate il genere (le brume di qualche sperduto paese della Francia rurale come nel caso di questo romanzo, o l’atmosfera di Parigi nella maggior parte dei gialli con Maigret come protagonista) Simenon è sempre un garanzia di un certo stile, ed anche i lunghi pomeriggi nell’avita casa di campagna (che possono essere di una noia mortale), si risolvono!